Il Senso delle Regole

 

 

 

La serietà ed il valore di una Scuola dipendono da diversi fattori, Disciplina, Rispetto, Impegno, Sacrificio ed infine Insegnamento.

Questi fattori quando vengono onorati da tutti creano quello che si può definire il Kokoro della Scuola, questo crea un entusiasmo verso ciò che si pratica ed una coesione tra tutti gli allievi.

Lo si nota soprattutto quando si iscrive un nuovo Deshi, l’inizio è paragonabile ad una nascita (e questo crea anche una analogia con i rituali di Iniziazione che presuppongono una Morte Iniziatica ed una rinascita come “uomo nuovo”), la fatica ad entrare negli schemi della lezione con tutti i “rei”, le respirazioni, gli attimi di introspezione creati dal “Mokuso” e tutte quelle tecniche nuove che costringono il corpo a movimenti inusuali.

Poi lentamente così come nasce, il nuovo allievo comincia a muovere i primi passi nel nuovo mondo, e mano a mano che prende confidenza aumenta l’entusiasmo di appartenenza, iniziando il vero e proprio legame con la Scuola (che non è altro che un unione di intenti dove esiste un insegnante che attraverso la dicotomia tra rigore e comprensione , tra Yang e Yin, tra rispetto e amicizia porta avanti l’insegnamento, e i Deshi che hanno scelto di intraprendere una strada, che li ha visti nascere nel momento della scelta di appartenere alla Scuola e di cui non vedranno mai la fine).

Il legame tra Deshi è paragonabile a quello del viandante che trova nella strada solitaria, un compagno di viaggio la cui compagnia  solleva dalla solitudine e su cui fare riferimento nei momenti di necessità e a cui offrire aiuto se necessario.

Ma il coesivo assoluto della Scuola, che si rispecchia nel rapporto tra i Deshi e Deshi, Insegnante compreso è proprio l’aderire a quei sopracitati concetti che prendono il nome di regole.

Cosa sono quindi le regole? Sono un solco tracciato nella terra, con un arcaico bastone del comando, e che divide i Deshi tra coloro che fanno ciò che devono fare e coloro i quali non vogliono, non possono o non riescono fare ciò che devono fare.

Questo significa solo una cosa, che i primi sono parte della Scuola e che i secondi devono uscire dalla Scuola nel rispetto delle regole, dell’insegnante, e dei Deshi compagni.

Il trauma del distacco è più forte quanto è forte il legame di appartenenza alla Scuola (intesa come Insegnamento, come rapporto tra Deshi e come affetto verso l’insegnante), ma è necessario per due motivi in primo luogo, per dare l’opportunità di colui che è uscito, di riflettere sull’evento e se necessario apportere le giuste modifiche, in secondo luogo, per creare il senso dell’ordine e della disciplina necessari per il corretto agire della Scuola stessa.

 

In definitiva cosa non sono le regole:

Non sono una porta da cui si esce e da cui non si può più rientrare

Non sono una rottura tra la Scuola ed i Deshi che ne escono

Non sono motivo di rottura di rapporti di stima ed affetto

Non sono un recinto che imprigiona

Non sono fini a se stesse

 

Invece sono:

 

Un motivo di riflessione

Una linea di condotta cui fare riferimento in ogni occasione

Un appoggio per i Deshi più giovani

Un onore per i Deshi più anziani

Un momento di confronto con l’insegnante

 

Ho voluto evidenziare il valore di “osmosi” che possiede come qualità questa ipotetica traccia, proprio perché un Deshi che fuoriesce per motivi (che non siano disciplinari) è sempre tenuto a rimanere in contatto con la Scuola (a meno che non ne trovi un’altra che risponda alle proprie necessità) in modo da poter rientrare nel momento in cui riesca di nuovo a rispettare le regole di cui sopra. Per cui voglio evidenziare quanto sia importante per coloro che escono dalla Scuola, non ritenere ingiuste le regole (regole che esistono per tutti), ma ritenerle una sorte di “livello” da tenere sempre sott’occhio per evitarne le irregolarità.

Conoscere la propria Ombra

 

 

Analizzando il tema dell’Ombra nell’opera di Jung attraverso uno prospettiva storica si può osservare uno sviluppo diacronico, e nella fattispecie si può notare come nelle opere Simboli della trasformazione (1912), Psicologia dell’inconscio (1912-42), Tipi psicologici (1921) l’Ombra è trattata come accezione meramente psicologica, ossia come parte inferiore della personalità e coincide con il concetto di inconscio personale. Successivamente si assiste ad una graduale evoluzione che coglie dell’Ombra l’aspetto sovrapersonale e sovratemporale allargandosi poi alla problematica del Male: problematica che trova la sua più matura espressione in Psicologia e alchimia (1944) , Aion (1951) , Risposta a Giobbe (1952) , Mysterium Coniunctionis (1955) . Si passa dunque da una concezione personale dell’Ombra come somma del negativo dell’individuo ad una concezione sovrapersonale in cui l’Ombra è Ombra assoluta, il negativo dell’esistenza, il Male. Distinguiamo quindi un Ombra come parte inferiore della personalità, Ombra come archetipo e Ombra come immagine archetipica.in psicanalisi da Jung e altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano

 

Carl Gustav Jung teorizza che l’inconscio alla nascita contenga anche delle informazioni innate, trasmesse in modo ereditario in virtù dell’appartenenza dell’individuo ad una collettività e chiama questo sistema psichico inconscio collettivo, distinguendolo dall’inconscio personale che deriva direttamente dall’esperienza personale dell’individuo. La formulazione dell’archetipo è più volte ridefinita, precisata, approfondita da Jung.

L’inconscio collettivo, per Jung, è costituito sostanzialmente da informazioni universali, impersonali, innate, ereditarie che lui chiama archetipi. Di questi i più importanti sono: il «sé» (il risultato del processo di formazione dell’individuo), l’«ombra» (la parte istintiva e irrazionale contenente anche i pensieri repressi dalla coscienza), l’«anima» (la personalità femminile così come l’uomo se la rappresenta nel suo inconscio) e l’«animus» (la controparte maschile dell’anima nella donna). Particolarmente rilevante è l’ archetipo femminile che chiama anima o animus (nella sua controparte maschile).

Da un punto di vista psicodinamico Jung postula, poi, quattro funzioni fondamentali: pensiero, sentimento, sensazione e intuizione. Ciascuna di queste funzioni è variamente dominante in ogni individuo e ogni individuo si rapporta con l’archetipo femminile che risiede nel suo inconscio. Questa relazione ha, per Jung, un ruolo nell’equilibrio delle funzioni psicodinamiche. Le funzioni meno dominanti in un individuo vengono sommerse nell’attività dell’inconscio e assumono la forma di funzioni psicodinamiche della sua anima come se questa fosse in qualche misura separata e in grado di intrattenere una certa forma di dialogo interiore.

L’archetipo, conseguentemente, viene a essere un sorta di prototipo universale per le idee attraverso il quale l’individuo interpreta ciò che osserva e esperimenta. É, per Jung, l’immagine primaria (urtümliches bild) dell’inconscio collettivo.

Gli archetipi integrandosi con la coscienza, vengono rielaborati continuamente dalle società umane, si manifestano «contemporaneamente anche in veste di fantasie e spesso rivelano la loro presenza solo per mezzo di immagini simboliche», si rafforzano, si indeboliscono e possono anche morire. L’indebolirsi degli archetipi nell’epoca moderna ha reso, per Jung, possibile e utile la psicologia. La sopravvivenza degli archetipi, in epoca moderna, è legata anche agli esiti della comunicazione di massa. Un film di successo, un libro, una trasmissione televisiva molto seguita possono giocare un ruolo nel ravvivarli o indebolirli.

Per cui nella nostra parte “umbratile” potremmo raccogliere informazioni che sono in noi ma che se non fatte emergere rimarrebbero dormienti, creando un senso di insoddisfazione in quanto inespresse ma allo stesso tempo creanti dinamiche psicologico/animiche.

Il nostro scopo dovrà essere far emergere questo vivo concetto e trarne insegnamenti validi per la nostra piena crescita, mitigando il tagliente e rendendo tagliente lo smussato, proprio per creare quell’Unione degli Opposti necessario per una piena e completa rinascita…